testo critico di Mauro Presini
Le fotografie possono cantare? Riescono a suonare?
La risposta è naturalmente negativa ma se proviamo ad attraversare il ponte che porta la realtà nel terreno della suggestione, la risposta in certi casi diventa certamente affermativa.
Non tutte le fotografie riescono a portarti nell’area protetta delle emozioni: la maggior parte sono silenziose, diverse fanno rumore, alcune parlano, altre raccontano, altre ancora suggeriscono ma solo poche sanno cantare e suonare bene.
Quando guardo le fotografie di Giulio mi accorgo che le sto anche ascoltando e non mi stupisco troppo di questo fatto perché hanno tutti gli elementi per creare una musica potente: l’armonia, il tema, il ritmo e l’urgenza di comunicare.
La musicalità suggerita da questi interessantissimi scatti urbani supera la dimensione iconica andando oltre.
Sono fotografie che segnano e sognano, che urlano e urtano, che feriscono ed interferiscono, che ci interrogano direttamente intervenendo dentro di noi per cercare l’io da collocare dentro le immagini.
Credo che le opere di Giulio possano suggerire a ciascuno una musica differente perché le suggestioni sono fatte anche del vissuto e della cultura che ognuno ha maturato. Io riesco a sentirci la solitudine dei blues struggenti di Blind Willie Johnson, l’energia delle note graffianti di Tom Waits, il ritmo dei riff ossessivi dei Led Zeppelin, la perfezione delle melodie oniriche di Keith Jarrett ma sono sicuro che, guardandole nel complesso, ognuno potrà riuscire ad ascoltare un suo concerto. L’arte di riuscire a far vivere fotografie in brani musicali è qualcosa di unico e magico che soltanto la maestria di un ottimo musicista e di un bravo fotografo hanno saputo coniugare. Buon ascolto!